Noi crediamo
indispensabile, in questo momento, che nel nostro Paese e nell’Europa,
nasca e si fortifichi un movimento di opinione, sorretto da atti
precisi, volto a tutelare con maggior forza i minori e a consentire loro
una crescita serena ed equilibrata. Siamo infatti convinti che
dallo sviluppo dei minori dipenderà il futuro, la prosperità, la
serenità del nostro Paese, dell’Europa e del mondo.
Noi constatiamo con
soddisfazione che, per alcuni aspetti, la Dichiarazione dell’ONU per la
tutela dei minori è efficacemente applicata in Italia, ma non
possiamo negare che, sotto molti altri, non esiste ancora una concreta
applicazione di tale Dichiarazione in grado di garantire la crescita e
la tutela del minore, idonea a consentirgli di essere bambino finché la
sua età e la sua maturazione psicofisica lo porteranno nel mondo degli
adulti.
Osserviamo che la famiglia
quale luogo ideale di sviluppo del bambino è ancora tutelata in modo
insoddisfacente,
in particolare nei casi di difficoltà della famiglia stessa. Intendiamo
peraltro sottolineare con forza che la famiglia di nascita è e deve
essere il primo luogo di educazione e di crescita sociale del bambino,
salvo l’esistenza provata di patologie familiari.
In materia di educazione
non sfugge che ancora troppi bambini si sottraggono all’obbligo
scolastico: oltre al doveroso rispetto di tale obbligo, va osservato che
spesso l’inosservanza sottende problematiche familiari, ambientali e
sociali sulle quali è primariamente doveroso intervenire. Il mancato o
poco efficace intervento può emarginare il minore e condurlo troppo
precocemente al lavoro o addirittura a condizioni di delinquenza
minorile destinate troppo spesso a sfociare in casi di devianze
maggiori.
Gli educatori devono essere concretamente posti in grado di riconoscere
anche le prime avvisaglie di tali problematiche e di cooperare con le
strutture – primariamente magistratura, servizi sociali, associazioni di
volontariato, autorità religiose e forze di polizia – per prevenire e/o
recuperare fin dalle prime fasi tali giovani. Non appaia inutile
ricordare l’insegnamento di un educatore, un prete divenuto santo, che
ebbe tale intuizione sul “metodo preventivo”: Giovanni Bosco.
Non è possibile, inoltre,
negare l’esistenza di una problematica che, nel nostro Paese ed in
Europa, sta divenendo grave e che è supportata anche da attente campagne
di (dis)informazione: l’abuso sui minori, nelle sue varie forme (fisico,
psicologico, sessuale) e la pedofilia.
L’osservazione, da un lato, dell’ampiezza di tale fenomeno e,
dall’altro, dell’organizzazione dei servizi sul territorio, dello sforzo
e degli interventi compiuti in materia, suggerisce che qualcosa si è
fatto, ma moltissimo resta da fare.
Noi sosteniamo che,
in questo come negli altri ambiti indicati dal nostro
MANIFESTO, la
prevenzione deve essere momento essenziale.
Ma ancora di più riteniamo che il messaggio deve essere preminentemente
culturale, quindi rivolto a tutta la popolazione con tutti i mezzi
possibili.
Constatiamo che non
esiste una rete di servizi coordinati (ad esempio Pronto Soccorso –
Pediatri specialisti – Medici Legali – Psicologi e Neuropsichiatri
Infantili - Assistenti Sociali – Forze di polizia – Magistrati) in grado
di farsi carico, con prudenza ma con decisione, di
ogni
caso in cui si ipotizzi abuso.
Similmente non esiste una coordinata rete di formazione ed informazione
sul territorio per le professionalità (pediatri di base – medici di P.S.
– psicologi ecc.) destinate comunque al primo incontro con bambini in
cui l’abuso sia anche solo sospettato, mentre esistono, fortunatamente,
molte associazioni dedicate alla tutela dei bambini ed alla prevenzione
del fenomeno.
Osserviamo che le
difficoltà di indagine vengono talora enfatizzate da campagne di stampa
e da comportamenti volti a sminuire la testimonianza del bambino e la
possibile raccolta dei segni fisici e psicologici di abuso e violenza,
ma anche da
affermazioni che riteniamo gravi nel merito della pedofilia.
Appare infatti dai mezzi
di informazione che la pedofilia è da taluni ritenuta come un semplice
“comportamento sessuale personale”, e quindi giustificato,
libero ed ammissibile:
crediamo che si dimentichi, ammettendo tale ipotesi, che esiste uno dei
due soggetti, il minore appunto, il quale non ha ancora acquisito la
maturazione fisica, psichica ed affettiva in grado di consentirgli una
reale autodeterminazione. La stessa Legge prevede come non imputabili,
per reati commessi, i minori sotto i 14 anni perché viene
sostanzialmente riconosciuta la necessità di uno sviluppo somatopsichico
minimale affinché il bambino possa avere autocoscienza del significato
dei gesti, e possa essere ritenuto idoneo ad autodeterminarsi.
Chiediamo che in materia
venga sottolineata l’antigiuridicità, e lo scandalo, di comportamenti,
incitamenti ed opinioni che esaltano la pedofilia.
Chiediamo che venga
concretamente favorita l’attività sportiva giovanile, anche
agevolando l’uso delle strutture, perché crediamo nello sport come arma
potente per un’armonica crescita del minore.
Chiediamo che nei bilanci
dello Stato e degli Enti Locali vengano individuate ampie risorse
precise per la difesa dei minori e per ogni opera di prevenzione
e recupero dei giovani con situazioni di disagio e di emarginazione e
che vengano saggiamente distribuite.
Suggeriamo ai genitori una
grande attenzione nell’uso del mezzo informatico e della rete,
per la grande possibilità da parte del minore di imbattersi in un
adescamento pedofilo via Internet, ma anche
richiediamo il
potenziamento della vigilanza sul mezzo elettronico da parte delle Forze
di Polizia a tale scopo deputate.
Non sfugge che la pedofilia sta infatti trovando uno spazio insospettato
di crescita e di autotutela in Internet.
Osserviamo che nel
settore della lotta all’abuso sui minori operano molte associazioni,
così come