Pasqua 2022

Padre Angelo e la Santa Pasqua

 

 

<Home>

< Attività>

 

Fare Pasqua

 

“Fare Pasqua” significa lasciarsi coinvolgere in quella che Gesù chiama la sua ora nella quale realizza appieno la sua missione con la morte in croce e risurrezione.

 Ci si prepara a Pasqua con i quaranta giorni della “quaresima” nei quali siamo invitati a riscoprire i valori fondanti di un’autentica esistenza.

Potremmo paragonarci ad un triangolo equilatero che ricompone armonia fra i suoi lati. 

Le tre dimensioni o “lati” della nostra vita da relazionare fra loro hanno un nome: Dio, gli altri, io.

La quaresima, per conservarci equilateri, ci suggerisce con insistenza di: incontrarsi e confrontarsi con Dio (preghiera); incontrarsi e confrontarsi con sé stessi (chi sono e dove sono); incontrarsi e confrontarsi con gli altri (rispetto, accoglienza, aiuto).

L’incontro ed il confronto portano alla verità; la verità sollecita la misericordia; la misericordia genera riconciliazione e comunione.

L’ “ora” della Pasqua di Gesù è scoccata a Gerusalemme nei giorni primaverili durante i quali i Giudei ricordavano gioiosamente la liberazione dalla schiavitù in Egitto.

Domenica delle Palme

Leggiamo nei vangeli (Mt 11,6-10; Mc 21,8-11; Lc 19,35-38; Gv12,12-15) che Gesù, recatosi a Gerusalemme per la celebrazione della Pasqua, fu accolto da una folla festante.

A ricordo di tale accoglienza si benedicono i rami di ulivo e di palma e si ripete il corteo osannante e festoso (la processione elemento essenziale del rito).

Il ramo benedetto viene portato e conservato nella propria casa - non come amuleto o portafortuna – ma all’ingresso come segno visibile, di una porta aperta e spalancata per accogliere ed incontrare Gesù ed ogni fratello. 

La celebrazione della messa che segue la processione è sotto il segno della lettura del brano evangelico (la Passione) che documenta le sofferenze   procurate a Gesù, poi  ignorato, respinto e rinnegato; per vari motivi. Come avviene anche oggi!

Giovedì santo

  Quanto di inedito ed inimmaginabile abbiano prodotto i gesti e le parole di Gesù nella sua ultima cena lo riferiscono concordemente, seppure con annotazioni particolari, gli evangelisti e l’apostolo Paolo (Mt 26,24- 28; Mc 14,22-24; Lc22,19-20; 1Cor11,23-26).

Con le parole pronunciate sul pane e sul vino che tiene in mano, Gesù si identifica con essi: questo pane sono io, questo vino sono io offerto e sacrificato per voi a suggello di una nuova alleanza con Dio. Prendete e mangiate per diventarne partecipi fino alla assimilazione. Non lasciate inaridire questa sorgente di verità e di vita ma rinnovatela facendo questo in memoria di me.

La tradizione parla di “eucaristia, grande dono degno di grande ringraziamento!”.

Ecco perché l’unica messa (cena eucaristica) che si celebra questo giorno è seguita da una prolungata sosta di adorazione, lode, ringraziamento, supplica davanti al Pane consacrato custodito con particolare cura e solennità. C’è posto anche per la riflessione sulle parole” dato e sacrificato per voi” ma queste non giustificano l’abitudine di chiamare “sepolcro” l’altare che custodisce il grande sacramento. Una comunità che non sia saldamente centrata alimentata dalla eucaristia-messa non è una comunità cristiana e rischia di affaticarsi per buchi nell’acqua. Professarsi cristiani senza eucaristia è come indossare un vestito sul vuoto.

Il giovedì della settimana santa ricorda, con la istituzione della eucaristia e della messa, i sacerdoti. Essi nella mattinata celebrano con il vescovo, nella cattedrale, la messa durante la quale vengono consacrati gli “olii” che serviranno per le ordinazioni sacerdotali, le cresime, gli infermi e consacrazioni varie.

Venerdì santo

La liturgia  è oggi dominata dalla memoria di Gesù processato, maltrattato e ucciso; dall’omaggio reso alla immagine del crocifisso; dalla preghiera di intercessione che non dimentica nessuno.     Con questi stimoli   non si punta principalmente a suscitare compassione e condanna, ma il  si mette al centro della attenzione che il dolore     faticosamente sopportato, accettato, accolto, si trasforma in amore. Solo la sofferenza trasformata in  amore può essere giustificata e amata.     

Dio non si compiace del sangue versato da Gesù ma lo accetta come prova inequivocabile di amore.       

Sabato santo

Il silenzio e la riflessione orante preparano il trionfo della veglia pasquale che si celebra la notte del sabato.  

Il fuoco - che riscalda, purifica dalle scorie e illumina - domina la prima parte del rito. Dal fuoco viene acceso un grande cero dal quale attingono man mano varie candele: è simbolo di Cristo che diffonde e comunica luce dove regnava il buio. Segue quindi un solenne inno alla “Luce che non conosce tramonto”. Poi la lettura di ben sette brani biblici i quali, partendo dalla creazione del mondo, ricordano i principali interventi salvifici   nella lunga storia della umanità. Si termina con la solenne rassicurante affermazione presa dalla lettera di Paolo ai Romani: chi è unito a Cristo mediante il battesimo porta in sé il germe della risurrezione (cfr Rm 6,3-11). Si giunge così alle parole che gli angeli rivolsero alle donne recatesi al sepolcro: “Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risorto” (Lc 24,5-6). Quanto fin qui proclamato e spiegato viene attualizzato, dove possibile, con il battesimo di adulti e/o bambini e con l’invito ai presenti   a vivere da battezzati vale a dire da rinati. Il congedo finale è saluto e consegna: “Portate a tutti la gioia del Signore risorto. Andate in pace”.

Se nel ricordo del battesimo, e con la confessione e la comunione abbiamo incontrato Cristo: siamo rinati e abbiamo fatto Pasqua. 

Una “buona Pasqua”!

Padre Angelo

 

 

 

 

 

 

 

<Home>   

<Vai inizio pagina>

< Attività>

 

 

Ultimo aggiornamento: 24-03-22