Abbiamo già riflettuto sui termini:
“pellegrini, pellegrinaggio” utilizzati, nell’anno giubilare, per
indicare persone in viaggio, in ricerca – nel nostro caso - di speranza;
l’ossigeno che dà respiro alla vita. Desideriamo, ora, fermarci su una
parola comunemente apprezzata ma non sempre vissuta. “Insieme”:
camminare insieme, vicini, assieme.
“Insieme” è l’atteggiamento che
sconfigge il dramma della solitudine; abbatte il muro delle divisioni,
dei pregiudizi, delle rivalità, delle invidie, delle guerre… E’ la
predisposizione che rende possibile il dialogo, l’accoglienza, la
sussidiarietà, la collaborazione, la stima reciproca, la pace, la
speranza…
L’esperienza ha originato contrastanti
detti popolari quali: “l’unione fa la forza” e: “meglio soli che male
accompagnati”. Ma la “esperienza di Dio” - più affidabile della nostra -
sentenzia: “Non è bene che l’uomo sia solo: voglio fargli un aiuto
che gli corrisponda…>” (Gen 2, 18-22).
Le parole con le quali Adamo accoglie in
dono Eva: “questa volta è osso dalle mie ossa, è carne dalla mia
carne” (ivi 23), sono scritte - per essere lette e riconosciute -
sulla carta di identità di ogni essere umano! Come, poi, non ricordare
le parole del vangelo: “amerai
il prossimo tuo (perché) come stesso”;
la pagina del giudizio con Gesù che dice:
“tutto ciò che avete fatto o non fatto
agli altri lo sento come fatto o non fatto a me”; “quando pregate dite:
Padre nostro che sei nei cieli”; e “da questo conosceranno che siete
miei discepoli, se vi amerete come io ho amato voi”
ecc … ecc .. (Cfr anche Lc 6,27- 42).
Sempre Luca, nel libro “Atti di
Apostoli”, pur riferendo negligenze e difficoltà nella nascente comunità
cristiana, testimonia che: “La comunità
(l’insieme)
di coloro che erano divenuti credenti aveva un cuor solo e un’anima sola
e nessuno considerava sua proprietà quello che gli apparteneva, ma fra
loro tutto era in comune” (At
4. 32). Si viveva perennemente lo spirito del giubileo, come presentato
nel Levitico (25, 1 e sgg).
I cristiani, anche oggi, dimostrano
attenzione e generosità in molte opere “caritative” ordinarie, o
richieste da catastrofi e sinistri mondiali, o locali. Ma siamo ancora
in cammino infatti diverse comunità cristiane e cattoliche, organizzate
ed attive, non sempre risplendono - agli occhi dei vicini e dei lontani
- come fari di concordia, comunione, condivisione, familiarità,
amicizia, fraternità. Quante altre porte il giubileo ci invita ad
aprire!
.”Si entra in chiesa senza uscire dalla
propria angusta chiesuola”. Capita di sentirsi maggiormente accolti e
coinvolti ad una festa di compleanno che in un “invito alla cena
dell’Agnello”. Camminare insieme, in sinodo, come i due discepoli in
viaggio, con Gesù, verso Emmaus (Lc 24,11-35).
La Pasqua, ormai alle porte, e ”l’anno
da non sprecare” ci chiedono di camminare in cordata, meglio in
comunione: “un cuor solo ed un’anima sola protesi verso Dio”
come indica S. Agostino in apertura della Regola scritta per i suoi
discepoli.
In cordata, portando - anche a denti
stretti ma sempre con gioia e amore - i pesi gli uni degli altri. Di
quanti – vicini o lontani – sono fratelli, figli di un Padre che non fa
preconcette discriminazioni .
Aprile 2025 - a cura di “p.angelo@oadnet.org”