2025: ANNO DA NON SPRECARE

 

 

(14) “Camminare insieme”

 

 

 

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 Abbiamo già riflettuto sui termini: “pellegrini, pellegrinaggio” utilizzati, nell’anno giubilare, per indicare persone in viaggio, in ricerca – nel nostro caso - di speranza; l’ossigeno che dà respiro alla vita. Desideriamo, ora, fermarci su una parola  comunemente apprezzata ma non sempre vissuta.  “Insieme”: camminare insieme, vicini, assieme.

 “Insieme” è l’atteggiamento che sconfigge il dramma della solitudine; abbatte il muro delle divisioni, dei pregiudizi, delle rivalità, delle invidie, delle guerre… E’ la predisposizione che rende possibile il dialogo, l’accoglienza, la sussidiarietà, la collaborazione, la stima reciproca, la pace, la speranza…

L’esperienza ha originato contrastanti detti popolari quali: “l’unione fa la forza” e: “meglio soli che male accompagnati”. Ma la “esperienza di Dio” - più affidabile della nostra - sentenzia: “Non è bene che l’uomo sia solo: voglio fargli un aiuto che gli corrisponda…>” (Gen 2, 18-22).

Le parole con le quali Adamo accoglie in dono Eva: “questa volta è osso dalle mie ossa, è carne dalla mia carne” (ivi 23), sono scritte - per essere lette e riconosciute - sulla carta di identità di ogni  essere umano! Come, poi, non ricordare le parole del vangelo: “amerai il prossimo tuo (perché) come stesso”; la pagina del giudizio con Gesù che dice: “tutto ciò che avete fatto o non fatto agli altri lo sento come fatto o non fatto a me”; “quando pregate dite: Padre nostro che sei nei cieli”; e “da questo conosceranno che siete miei discepoli, se vi amerete come io ho amato voi”  ecc … ecc .. (Cfr anche Lc 6,27- 42).

 Sempre Luca, nel libro “Atti di Apostoli”, pur riferendo negligenze e difficoltà nella nascente comunità cristiana, testimonia che: “La comunità (l’insieme) di coloro che erano divenuti credenti aveva un cuor solo e un’anima sola e nessuno considerava sua proprietà quello che gli apparteneva, ma fra loro tutto era in comune” (At 4. 32). Si viveva perennemente lo spirito del giubileo, come presentato nel Levitico (25, 1 e sgg).

I cristiani, anche oggi, dimostrano attenzione e generosità in molte opere “caritative” ordinarie, o richieste da catastrofi e sinistri mondiali, o locali. Ma siamo ancora in cammino infatti diverse comunità cristiane e cattoliche, organizzate ed attive, non sempre risplendono - agli occhi dei vicini e dei lontani - come fari di concordia, comunione, condivisione, familiarità, amicizia, fraternità. Quante altre porte il giubileo ci invita ad aprire!

.”Si entra in chiesa senza uscire dalla propria angusta chiesuola”. Capita di sentirsi maggiormente accolti e coinvolti ad una festa di compleanno che in un “invito alla cena dell’Agnello”. Camminare insieme, in sinodo, come i due discepoli in viaggio, con Gesù, verso Emmaus (Lc 24,11-35).

La Pasqua, ormai alle porte, e ”l’anno da non sprecare” ci chiedono di camminare in cordata, meglio in comunione: “un cuor solo ed un’anima sola  protesi verso Dio” come indica S. Agostino in apertura della Regola scritta per i suoi discepoli.

In cordata, portando - anche a denti stretti ma sempre  con gioia e amore - i pesi gli uni degli altri. Di quanti – vicini o lontani – sono fratelli, figli di un Padre che non fa preconcette discriminazioni .  

 

 

Aprile 2025 - a cura di “p.angelo@oadnet.org”

 

                                           

 

 

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Ultimo aggiornamento: 16-04-25