L’uomo si conosce e dà prova di sé nella tentazione.
C’è una crisi di religiosità e di fede, che caratterizza popolazioni,
svariati ambiti sociali, famiglie e persone. Lo constatiamo ogni giorno:
resistono tradizioni religiose ma scompaiono dal vissuto le “pratiche
e le manifestazioni” radicate in un genuino senso, di appartenenza.
In Germania nel 2022 sono usciti dalla Chiesa cattolica 522.821 fedeli
mentre i ritorni e i nuovi arrivi sono stati solo 5.200
Ma ricordiamo: la crisi della fede nasce, vive e si
combatte in ciascuno di noi!
Per reagire positivamente è necessario sottoporsi alla
cura intensiva prescritta dall’Anno Santo e dalla Quaresima che
stiamo vivendo: “conversione radicale”, non semplice restauro
di facciata. Ciò non vuol dire rinunciare ad adattamenti richiesti
in determinati contesti e situazioni, ma respingere compromessi che
svendono il valore della posta in gioco. Tentiamo prognosi e cura dopo
appropriati esami.
-La scintilla che origina ed alimenta il rapporto con Dio
è presente potenzialmente in ogni persona. Devo interrogarmi, in modo
vivace, stimolante se sono passato dalla fase della “religiosità” -
alimentata da riti, preghiere, obblighi - alla “fede-confidenza-fiducia-consegna”.
Leggiamo nella bibbia il lamento: “Questo popolo mi onora con la
bocca ma il suo cuore è lontano da me” (cfr Mc 7,7 e Is29-13).
Le tradizioni, i riti, le osservanze devono essere originate e sostenute
non dal folclore ma dalla fede.
- Una scelta che comporta rinunce è possibile solo dopo
una esperienza diretta ed una conoscenza affidabile. Con quale serena
convinzione ci sentiamo di affermare - con i compaesani della donna di
Samaria che riferiva del suo incontro con Gesù -: “Non è più per i
tuoi discorsi che noi crediamo, ma perché noi stessi abbiamo udito e
sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo” (Gv 4,42) ?.
- Una terza domanda non possiamo eludere: “Dio e
Cristo sì, ma chiesa no, non ho bisogno della Chiesa per pregare, per
entrare in contatto con Dio!”. Come reagire? Può servire ma, non
basta, ritoccare la liturgia, sostituire la lingua latina, i canti,
accorciare le omelie, ecc…; ma non possiamo ridurre la chiesa, o meglio
la Chiesa, ad un movimento, ad un partito, ad una istituzione puramente
umana, anche se la componente umana, non sempre edificante, è presente.
“Volete andarvene anche voi?” (Gv 6,76) chiese decisamente Gesù
mentre molti seguaci se ne stavano andando. Rispose Pietro, il peccatore
che sarà scelto alla guida della Chiesa: “Signore, da chi andremo? Tu
hai parole di vita eterna” (Gv6,68).
La Chiesa non deve fallire l’obiettivo di
orientare le anime, non le emozioni!
Papa Benedetto XVI - il 28 febbraio 2013 poche ore prima
che divenissero effettive le sue dimissioni volontarie – si è congedato
dai Cardinali citando Romano Guardini (1885-1968): “La Chiesa non è
una istituzione escogitata e costruita a tavolino…, ma una realtà
vivente… Essa vive lungo il corso del tempo, in divenire, come ogni
essere vivente, trasformandosi… Eppure essa nella sua natura rimane
sempre la stessa, e il suo cuore è Cristo”. E aggiungeva: “Essa è
nel mondo ma non del mondo: è di Dio, di Cristo, dello Spirito..”. E
ancora, ritornando a Guardini: ( <La Chiesa si risveglia nelle
anime>) proseguiva: “La Chiesa
vive, cresce, si risveglia nelle anime che - come la Vergine Maria –
accolgono la Parola di Dio e la concepiscono per opera dello Spirito
Santo; offrono a Dio la propria carne e, proprio nella loro povertà e
umiltà, diventano capaci di generare Cristo oggi nel mondo. Attraverso
la Chiesa, il Mistero della Incarnazione rimane presente per sempre.
Cristo continua a camminare attraverso i tempi e per tutti i luoghi”.
Con questa fiducia, rinfrancati e sereni, continuiamo il
nostro cammino come: “Pellegrini della speranza”.
a cura di “p.angelo@oadnet.org”