E’ opportuno
ripetercelo ancora una volta: l’Anno Santo è un invito impellente a
varcare la porta che, dopo averci introdotti all’esplorazione del nostro
io, ci spinge fuori casa additandoci la porta spalancata che introduce
nel mondo di Dio, il solo capace di colmare i nostri vuoti. Due porte
aperte che invitano all’incontro, favoriscono la conoscenza,
l’accoglienza, la comunione.
Per accogliere il”
vino nuovo” (cfr Mc 2, 22), il “vino” migliore”, del quale si parla nel
racconto delle nozze di Cana (cfr Gv 2, 1 – 12), occorre ripulire o
addirittura sostituire gli otri o le giare. Bisogna accettare di
rimettersi in discussione e di intervenire, se il caso, non con un
semplice restauro di facciata ma radicalmente.
Non un cambiamento
imposto da una moda superficiale ed opportunista, ma un progresso, una
conversione guidata da una attenta e fiduciosa lettura dei “segni
tempi”.
Possiamo rileggere in
questa ottica la seguente pagina del vangelo secondo Giovanni? “Mentre
erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i
discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù stette in mezzo a loro e
disse: <Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando
voi>. Detto questo soffiò e disse loro: <Ricevete lo Spirito
Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a
coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati>” (Gv20, 19 -
23).
Paura e timore; porte
chiuse che però non impediscono a Gesù di entrare e di portare la sua
pace, la riconciliazione; Gesù che comunica la vita, il respiro, lo
Spirito di Dio, come già nella creazione del primo uomo; il perdono dei
peccati. Un giubileo in piena regola, da vivere e da comunicare!
Rimaniamo ancora nel
vangelo convinti che quelle parole sono state tramandate perché ciascuno
di noi ci si possa rispecchiare. La famosa e commovente parabola del
“figlio scapestrato”, o meglio ancora del “Padre accogliente” e del
“figlio” apparentemente perfetto” (cfr Lc 15, 11- 32), ci ricorda che
ciascuno può e deve identificarsi con ognuno dei protagonisti: il figlio
che ha sbagliato ma che riconosce il suo comportamento errato; il
fratello dotato - ma solo apparentemente - di obbedienza, di operosità
di giustizia, Il Padre che quando vide da lontano il primo che
ritornava “gli corse incontro” come poi ” uscì a supplicare ”il
secondo di entrare.
Una parabola, e non
è la sola, che l’Anno Santo ci sprona a rileggere, a interpretare, ma
soprattutto ad attualizzare coerentemente, seppure con gli adattamenti
del caso.
Le riflessioni sin
qui fatte ci hanno convinti e preparati, speriamo, a “cambiare casa”; a
varcare le porte - di uscita e di ingresso - con la celebrazione del
sacramento della confessione o riconciliazione al quale siamo diretti
anche in occasione della Pasqua che si avvicina.
a cura di “p.angelo@oadnet.org”